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di fagiuoli cotti nel forno!
Per Dio! Io credetti di urlare al mio onorevole vicino:
Siete pure i capirotti della malora. Voi che intendete da-
re uno spintone alla terra e beneficare il popolo, e poi
non siete capaci di intenerirvi alle sue gioie piú immaco-
late, e non capite tutta questa distesa di gente inchinata
alla raggiera del Santissimo. Essi sono i contadini che
credono nel Paradiso, e si inginocchiano davanti al loro
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Giovanni Faldella - Le «Figurine»
Signore Gesú Cristo. O che i contadini non sono popo-
lo? Essi, i poveri mangiatori di fagiuoli cotti nel forno,
ne sono anzi la parte migliore, piú utile dei sapienti e de-
gli eroi. Costituiscono la classica villa, la grande, l im-
mensa campagna che non ci fornisce solo il mosto ed il
capretto, il pane ed il companatico, come scriveva alle-
grandosene Agnolo Pandolfini, ma ci dà il poeta, l arti-
sta ed il soldato, il genio e la virtú, la camicia pulita ed i
sani umori contro le mussole, le scrofole, le lui fisiche e
morali ed i berretti flaccidi dei borsaiuoli cittadini. E
che cosa conferisce il mondo ai contadini in paga di tut-
to questo? Niuno dei piaceri artifiziati, in cui si annega-
no i parassiti sibaritici della società, non i coltroni soffi-
ci, né le sedie a dondolo, né i baci miniati, né le
costolette alla finanziera. I contadini hanno per unici ri-
stori gli scherzi del sole e della luna, le rappresentazioni
grottesche che danno le nuvole sull orizzonte ed i preti
in chiesa, i pastorali dei Battuti, le schiene indorate dei
diaconi e dei suddiaconi, gli arcobaleni dei ceri, i Qui
tollis e i Tantum ergo di Teodoro Mandibola.
Ora con l alito di Satana smorzate anche quei ceri,
scopate quegli arcobaleni, ardete quelle panche e poi di-
temi: i vecchi, le donne, i tribolati campagnuoli, quando
avranno giú nel cuore un dolore muto, ascoso e profon-
do, di quelli che non si osano palesare fuorché nelle ora-
zioni, dove andranno a piangere e a sfogarsi, come po-
tranno vivere e lavorare, dopo che voi avrete loro
diroccato la Chiesa, ed essi saranno senza il nome e sen-
za l immagine di Maria?
Ciò volli urlare e non dissi buccicata al mio vicino Ro-
bespierre.
Intanto si sperperava l odore di incenso per le navate
e per l aria sudata, e poi la sforacchiava il vagito di un
bambino che, al pari di Robespierre, non aveva inteso la
benedizione.
Allora l organista Davide tocca tutti i nove registri del
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Giovanni Faldella - Le «Figurine»
suo organo, si adopera con le mani e con i piedi per ser-
vire il Signore, fa rullare il tamburo, scuote la gran cassa,
fa dindindare i campanelli come se giungesse l asino del
mulino. La sua allegra barcarola di finale allieta e quasi
rintegra gli animi; ed escono dalla chiesa ottocento co-
scienze linde, scariche e pulite, delle quali non si trova-
no nemmeno venticinque all anno, che passeggino sul
lastrico delle città.
Le ragazze allo svolto della via sentono avanzarsi la
fragorosa banda musicale delle trombe e dei violini del
ballo pubblico, che caccia loro dalle orecchie gli strasci-
chi dolci dell organo, e trottano arzille a casa loro a de-
porre la pezzuola nel cassettone, per correre a far dodici
spensierate monferrine sul piazzale del villaggio.
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Giovanni Faldella - Le «Figurine»
HIGH LIFE CONTADINA
Letteratura italiana Einaudi 35
Giovanni Faldella - Le «Figurine»
Ai miei soci della Società Artigiana di Saluggia Re-
stituzione del loro Presidente Onorario.
Un cartellone di carta azzurra impiastrato a un muric-
ciuolo di costa alla rivendita di sale e tabacchi diceva a
caratteri rossi cosí: Questa sera Ballo di Beneficenza alla
Società Operaia nel Salone dei matrimonî. Comincierà
alle ore otto e terminerà due ore dopo la mezzanotte.
Prezzo di entrata: ottanta centesimi per i maschi e cin-
quanta per le femmine.
Il macellaio osservò, dopo il vespro in piazza, che se
bastava avere un sesso per andare al ballo vi ci avrebbe-
ro potuto entrare anche i montoni per ottanta centesimi
e le giovenche per cinquanta. E il giardiniere del conte,
che pizzica di botanico, aggiunse, consertando le brac-
cia alla Sant Elena, che ci avrebbero avuto introibo an-
che le piante ermafrodite e le unisessuali, escluse le crit-
togame.
La sera alle otto le vie del villaggio erano stupenda-
mente piene di luna e di neve, uno spettacolo dolce e se-
reno. Delle forosette linde, lavate, strofinate e rasciutte
tagliavano l aria e il silenzio delle vie, e provavano la vo-
luttà serica di pestare la neve. Facevano scoccare e sona-
re i loro zoccoli contro le calcagna con quel secco
schioppettío che fa la lingua percotendo nel palato. Le
impronte che stampavano sul suolo bianco erano quelle
disegnate dal Firenzuola nella sua Bellezza delle Donne.
Per me, io voglio meglio a quelle contadine dagli zoccoli
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