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non riesce a pensare ad altro che al costo dell'affitto. L'autista si offrì di da-
re una mano con i bagagli, ma Gus aveva un trolley e preferì fare da solo.
Suonò il campanello del custode e ancora una volta si presentò come il cu-
gino.
L'uomo gli porse le chiavi e richiuse la porta con un tonfo.
«Abitava al secondo piano», esclamò gaiamente Gus.
Non c'era ascensore e Regan lo seguì su per le scale. «Eccoci arrivati!»
annunciò l'uomo sul pianerottolo. Aprì la porta dell'appartamento 2B e ac-
cese la luce. Davanti a loro c'era un soggiorno piccolo, ma intimo e acco-
gliente. Un tavolo rotondo, spinto contro una finestra, era coperto di carte,
così come la scrivania appoggiata alla parete. Ovunque erano sparpagliate
attrezzature fotografiche.
«Visto da fuori, mi aspettavo di peggio», proclamò Gus. «Invece è piut-
tosto carino.»
Un tappeto variopinto, due poltrone beige imbottite e un tavolino da caf-
fè con dei soprammobili hawaiani costituivano il mobilio. Alle pareti,
stampe raffiguranti tramonti. Regan dette un'occhiata alla minuscola came-
ra da letto. Il letto era rifatto, ma su una sedia erano ammucchiati dei vesti-
ti. In bagno, le mensole erano piene di creme e profumi. Adiacente alla zo-
na pranzo, c'era una piccola cucina. Nel complesso, l'appartamento era pu-
lito, ma in disordine. Dorinda aveva lasciato anche lì il suo segno.
Gus girellava per la stanza. «Devo dire che è un po' deprimente pensare
che Dorinda è morta. Ora che vedo le sue cose, rimpiango che non ci sia-
mo frequentati di più.»
«Lo capisco. Mi dispiace.» Regan esaminò le stampe, notando che una
cornice racchiudeva alcune fotografie scattate a una festa. Una Dorinda
raggiante guardava con adorazione un tizio alto in smoking. Regan si avvi-
cinò per vedere meglio e fu con uno certo stupore che riconobbe Steve.
Non posso crederci, pensò. Sembra innamorata persa di lui.
«Nessuna foto di famiglia», osservò il suo compagno guardandosi intor-
no. «Be', sono morti tutti tranne me, e Dorinda non era certo una sentimen-
tale.»
«Le dispiace se do un'occhiata al materiale sulla scrivania?» chiese
Regan.
«Faccia pure. Porto la valigia in camera e comincio a sistemarmi. Fra un
po' avrò bisogno di stendermi.»
«Non mi fermerò a lungo.»
«Si prenda tutto il tempo necessario», si raccomandò Gus. Prese il faz-
zoletto e si soffiò energicamente il naso. «Gli aerei», brontolò. Sventolò il
fazzoletto prima di rimetterselo in tasca.
Deve avere fatto letteralmente impazzire Dorinda, rifletté Regan mentre
guardava di nuovo la fotografia. Era ovvio che Steve avesse conosciuto la
morta, anche se di lei aveva detto ben poco. Si sedette e cominciò a esami-
nare le carte. C'erano fogli coperti di appunti, commissioni da sbrigare e
foto da scattare. Aprì il primo cassetto, aspettandosi di trovare un guazza-
buglio di penne e graffette. Invece, vide soltanto un dossier la cui etichetta
diceva POTENZIALI PANNI SPORCHI. Il cuore le batteva forte. La aprì.
La prima cosa che vide fu il testamento di un certo Sal Hawkins.
Chi è? si chiese cominciando a leggere.
«Io, Sal Hawkins, nel pieno possesso delle mie facoltà, lascio tutti i miei
beni terreni, compresi il denaro contante e i proventi della vendita della
mia casa, al club Lode alla Pioggia, affinché organizzi viaggi alle Hawaii.»
È il gruppo che alloggia in hotel, rammentò Regan. Ha affidato la ge-
stione della sua eredità alle due sorelle, con le istruzioni di accompagnare
cinque persone alle Hawaii ogni tre mesi. La proprietà di Sal Hawkins era
stata valutata dieci milioni di dollari. Sufficiente per un bel po' di viaggi,
considerò mentre cercava la data in cui il testamento era stato redatto. Ri-
saliva ad appena quattro anni prima. Se è morto poco dopo, dovrebbe es-
serci rimasto ancora parecchio denaro. Allora, come mai Will ha accennato
alla tirchieria delle responsabili?
Scarabocchiò qualche appunto su un foglio bianco ed esaminò il conte-
nuto del dossier. A momenti le sfuggiva un'altra foto di Steve, questa volta
da solo. La didascalia sul retro recitava «In pensione da CHE COSA?» Oh,
ragazzi, pensò. Che razza di storia è questa? Il giovane era in piedi in un
bar e sorrideva alla macchina fotografica. Regan non riuscì a capire se fos-
se uno dei locali del Waikiki Waters. E quali erano, esattamente, i suoi po-
tenziali panni sporchi?
Trovò anche un ritaglio di giornale in cui si parlava della Claude Mott
Enterprise. Era soltanto un paragrafo e spiegava come l'uomo d'affari stes-
se cercando di lanciare una linea di abiti casual. Graffettata all'articolo, c'e-
ra una foto di Jazzy.
Evidentemente si era concentrata su quel gruppo, rifletté Regan. Steve
aveva forse respinto le sue avances? Adesso capiva perché Dorinda e Jazzy
non andavano d'accordo; si assomigliavano troppo. E che dire dei membri
del Lode alla Pioggia?
«Come procede? Trovato niente di interessante?» Gus fece capolino
tamponandosi il viso con un piccolo asciugamano. «Che sollievo darsi una
rinfrescata. Non vedo l'ora di fare una nuotata, domani. Allora sì che mi
sentirò davvero bene.»
«Ho trovato qualcosa. Le dispiace se porto via questo dossier?»
«Faccia pure. Sarà un lavoraccio fare la cernita delle cose di Dorinda.
Credo che regalerò la maggior parte della roba.»
«So che vuole riposare, quindi tolgo il disturbo. Se per lei non è un pro-
blema, la chiamerò domani.»
«Con piacere. E ci vedremo domani sera al ballo, giusto?»
«Immagino di sì.»
«Meraviglioso. Posso chiamarle un taxi?»
«Credo che prima farò due passi, un po' di movimento mi farà bene. Ne
fermerò uno lungo la strada.»
«Stia attenta, Regan. Non mi sembra una zona tranquilla.»
«Andrà tutto bene.»
Due minuti più tardi Regan era in strada. Si diresse verso la spiaggia,
pensando di ripercorrere il tragitto che Dorinda aveva fatto molte volte.
Era lo stesso che, con ogni probabilità, aveva preso un paio di notti prima,
la notte in cui non era mai tornata a casa.
Camminando, si chiese a che altezza la donna avesse deviato. Raggiunte
le vicinanze del molo, si fermò a contemplare gli scogli. Una coppia che si
teneva per mano spuntò all'estremità opposta. Oh Dorinda, pensò Regan, è
qui che hai incontrato il tuo destino? Si strinse nelle spalle. Temo che non
lo sapremo mai.
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«Ho appena concluso una relazione», dichiarò Francie mentre passeg-
giava lungo la spiaggia con Artie. «Si ostinava a tenermi come riserva. Io
non mi sento come la tipica donna di riserva, sai?»
«Certo», borbottò distrattamente Artie. Stava pensando alla fretta con
cui poco prima Ned aveva lasciato la camera. Era come se di colpo gli fos-
se venuto in mente qualcosa di importante, qualcosa che aveva monopoliz-
zato la sua attenzione.
«Mi piacerebbe conoscere qualcuno», confessò Francie. «Sono stanca di
frequentare uomini che vogliono soltanto divertirsi. Ci credi che l'altra sera
Bob ha approfittato del fatto che sua moglie fosse andata a dormire per
farmi delle avances? Insopportabile! Se lei lo scopre, gli scaraventerà un
vaso in testa. Ecco come mantenere l'entusiasmo in un rapporto di coppia.»
«Ti ha fatto delle avances?» si stupì Artie.
«Per mia sfortuna, sì. Ha detto che sua moglie è terribilmente noiosa e
che alle Hawaii gli sarebbe piaciuto spassarsela un po'.»
«E tu che cosa hai risposto?»
«Dorinda Dawes ci ha sorpresi alle spalle e ci ha fotografati. Bob se l'è
presa moltissimo. Fine della conversazione.»
«E ora Dorinda è morta.»
Di colpo lei si fermò e lo afferrò per un braccio. «Credi ci sia un colle-
gamento?»
Il massaggiatore si strinse nelle spalle. «Non si può mai dire.»
«Il Mixed Bag Tour non sarebbe più lo stesso.»
«Che importanza ha?» Artie si chinò a raccogliere un sasso che gettò in
mare. «Gert ed Ev sono soltanto due taccagne. E non è proprio divertente,
per me, dividere la stanza con Ned. Hai presente?»
«Sembra un tipo simpatico.» La voce di Francie era fredda.
«Ti piace, vero?»
«Be', almeno ha l'età giusta. Comunque non importa, fra un paio di gior-
ni ripartiamo.»
Joy, che era uscita a fare jogging, si stava avvicinando dalla direzione
opposta.
«Ecco che arriva la piccola cacciatrice di bagnini», biascicò Artie. [ Pobierz caÅ‚ość w formacie PDF ]

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